APOL

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SOCIETÀ COOPERATIVA - LECCE

Reg.CE n. 867/08 mod. dal Reg. UE n. 1220/11 - ANNUALITA’ 2013/2014

BOLLETTINO INFORMATIVO N. 8 - Agosto 2013

SOMMARIO

  1. Dieta mediterranea, i fenoli dell’olio guardiani del sistema cardiovascolare
  2. Strategie di controllo della lebbra o antracnosi delle olivo

1. Fenoli dell’olio: i guardiani del sistema cardiovascolare

Parlando degli effetti salutistici dell’olio extravergine di oliva, sempre più di frequente viene sottolineata la sua peculiare composizione chimica e la funzione svolta dai diversi componenti (macro e micro) che lo costituiscono. Nel caso specifico, si fa riferimento ad alcuni micro componenti presenti esclusivamente nell’olio extravergine di oliva e in particolare ai composti a struttura fenolica, chiamati anche polifenoli o biofenoli.

Un articolo scientifico pubblicato nel mese di marzo 2013 sulla rivista Current Atherosclerosis Reports ha considerato le recenti ricerche che hanno individuato una relazione tra gli effetti dell’assunzione di composti fenolici e l’insorgenza di malattie cardiovascolari. I due autori Tangney e Rasmussen del Rush University Medical Center di Chicago hanno redatto tale articolo analizzando e riassumendo i risultati delle più attuali indagini scientifiche che hanno considerato il contenuto in composti fenolici in diversi alimenti e il loro effetto sulla salute umana. Come noto, i composti fenolici hanno origine naturale e si trovano in diverse specie vegetali e, quindi, in diversi prodotti da questi derivati: frutta fresca e secca, verdura, spezie ed erbe aromatiche, te, cacao e altri. In natura sono noti più di 500 differenti composti fenolici che, per semplificare, vengono raccolti in gruppi (o classi) in funzione della similitudine delle strutture chimiche. I due autori statunitensi hanno suddiviso i composti fenolici degli alimenti in cinque gruppi: flavonoidi, lignani, acidi fenolici, stilbeni e altri composti fenolici.

Dai risultati di ricerche scientifiche condotte da più scienziati che valutavano il contenuto quantitativo medio di ciascuna classe di composti fenolici in diversi alimenti, è emerso che l’olio extravergine di oliva, così come le olive, contiene varie tipologie di composti fenolici appartenenti ai diversi gruppi. In particolare, Tangney e Rasmussen hanno sottolineato che al di là delle già note attività antiossidanti riconosciute ai composti fenolici, le recenti ricerche riconosco a tali composti proprietà di tipo immunomodulatorio e vasodilatatorio che possono contribuire a ridurre il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari. Queste ultime proprietà sono state recentemente provate da evidenze epidemiologiche e test.

Tra le diverse ricerche citate da Tangney e Rasmussen va ricordato lo studio Predimed (consultabile alla pagina www.predimed.org) che è stato condotto tra il 2003 e il 2013 dimostrando l'importante ruolo della dieta mediterranea sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari. In particolare, alcuni dei risultati di questa ricerca sono stati pubblicati nel numero di aprile 2013 della prestigiosissima rivista scientifica The new England journal of medicine. Nello specifico quest’ultimo articolo pubblica i risultati di una ricerca condotta su 7.447 volontari (di età compresa tra 55 e 80 anni con il 57% di donne)concludendo che tra i soggetti ad alto rischio cardiovascolare l'attuazione di una dieta mediterranea, completata con l'assunzione di olio extravergine di oliva e noci, riduce l'incidenza dei principali problemi cardiovascolari.

La quantità di olio extravergine consigliata nella dieta mediterranea oggetto dello studio era pari ad almeno quattro cucchiai al giorno ovvero a circa 60ml.

Fonte: LORENZO CERRETANI, estratto da Olivo e Olio – 6 2013


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2. Strategie di controllo per contenere l’antracosi o lebbra delle olive – Circolare tecnica dell’osservatorio fitosanitario regionale.

Ordine: Phyllachorales; Famiglia: Phyllachoraceae; Nome scientifico: Colletotrichum ss.pp

La presenza della “lebbra delle olive” ha destato negli ultimi anni preoccupazione per gli olivicoltori delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, tale da consentire alla Regione Puglia di deliberare lo stato di calamità.

Gli Uffici regionali, come l’Osservatorio fitosanitario e, le istituzioni scientifiche, come le Università di Bari e di Foggia, hanno attivato sperimentazioni per studiare la biologia delle specie fungine coinvolte nella malattia e le più appropriate strategie di controllo.

La disponibilità delle società agrochimiche e la valutazione dei dossier da parte del Ministero della Salute e del Ministero delle Politiche Agricole e forestali hanno, inoltre, consentito di registrare, anche se con modalità provvisoria, sostanze chimiche maggiormente efficaci rispetto ai composti rameici.

I risultati ottenuti dalle sperimentazioni, messe in atto nel 2010, 2011 e 2012, le esperienze maturate da esperti e tecnici che operano nel settore olivicolo, consentono di poter dare per il 2013 precise indicazioni sulle modalità di controllo della malattia. Rimangono, in ogni caso, valide le indicazioni già riportate con la determinazione dirigenziale del 10 marzo 2011 n. 238, con particolare riferimento agli aspetti agronomici.

Si ribadisce che l’approccio al controllo di una avversità parassitaria deve valutare tutti i fattori che ne determinano l’insorgenza, la diffusione e la gravità. E’ necessario, pertanto, analizzare:

  • il sistema colturale oggetto della avversità;
  • le condizioni climatiche in cui si deve operare;
  • le operazioni colturali che si praticano e che possono influenzare lo sviluppo del parassita;
  • la biologia e la epidemiologia del parassita;
  • le sostanze attive in commercio e registrate per la coltura e l’avversità, nell’ottica della tutela della salute dell’uomo, del rispetto del consumatore e della salvaguardia dell’ambiente;
  • la convenienza economica nell’attivare le misure di controllo.

Le strategie di difesa integrata devono prevedere l’applicazione di tutti i metodi in grado di contenere e controllare il parassita, mantenendo la dannosità determinate dagli agenti patogeni a livelli tali da non causare danni economici rilevanti. Si riportano, pertanto, le misure fitoiatriche da adottare per il controllo e contenimento delle diverse specie di Colletotrichum (C. gloeosporioides, C. clavatum e C. acutatum) al momento riconosciute come agenti causali della “lebbra delle olive”.

MISURE AGRONOMICHE

Maggiore areazione della chioma: i parassiti fungini come Colletotrichum gloeosporioides, C. clavatum e Colletotrichum acutatum hanno necessità di vivere in ambienti con un grado di umidità elevato. La pioggia rappresenta l’elemento scatenate delle infezioni, ma la presenza di microclimi umidi, nell’ambito della chioma della pianta, favorisce ulteriormente allo sviluppo del fungo. Per tale motivo, una adeguata areazione della chioma mediante una corretta potatura almeno biennale, consente il verificarsi di una minore persistenza della umidità sia sulle foglie che sulle drupe.

Distruzione del materiale infetto: l’elevata diffusione della malattia nelle aree olivicole costituisce fonte di continuo inoculo del fungo, che va limitata con azioni di asportazione delle parti attaccate e distruzione delle stesse, possibilmente con bruciatura nello stesso sito. Pertanto, vanno incentivate le operazioni di asportazione dei rami infetti, quelle di raccolta e l’accantonamento delle olive infette e mummificate, sia presenti sulla pianta che sul terreno, con immediata distruzione.

Migliorare i sistemi di raccolta: l’incidenza della malattia cresce con l’avanzare della maturazione; costituisce, pertanto, buona norma effettuare la raccolta limitata ad un solo periodo, anche utilizzando mezzi meccanici e, in molti casi è consigliabile anticipare la raccolta in modo da sfuggire ai successivi cicli di infezione. La raccolta completa delle drupe o la eliminazione delle stesse dalla pianta riduce la presenza dell’inoculo del fungo. La raccolta prolungata da terra costituisce una pratica non idonea a contrastare la diffusione della malattia.

CONTROLLO CHIMICO

Il controllo chimico della malattia deve essere effettuato utilizzando esclusivamente sostanze registrate sulla coltura e sulla avversità come prodotti fitosanitari. Le norme di Difesa Integrata promosse dall’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia per il controllo della patologia, riprese integralmente dal Disciplinare di Produzione Integrata di APOL nell’ambito della Misura 2b del Reg. CE 1220/11, indicano che le sostanze attive che possono rientrare nelle strategie di controllo della lebbra sono i seguenti.

  • Composti a base di rame: impiegabili per tutto il periodo vegetativo dell’olivo. Tali sostanze attive agiscono con azione preventiva e con modalità di copertura. L’applicazione dei prodotti a base di rame è consigliata nelle fasi antecedenti la prefioritura e in quelle di invaiatura-maturazione, nel rispetto del tempo di carenza.
  • Pyraclostrobin: impiegabile fino al 31 luglio 2012 per un massimo di un intervento. Tale sostanza presenta una attività citotropica, per cui riesce a penetrare nei primi strati della vegetazione o delle drupe. La sua applicazione consente di controllare le infezioni latenti presenti sui diversi organi vegetativi e riproduttivi (rami, drupe, ecc.) ma anche di agire preventivamente alle infezioni.

Le sperimentazioni effettuate hanno consentito di definire, in base ai risultati conseguiti, la strategia ritenuta al momento più idonea per controllare la malattia. In particolare sono ritenuti necessari, in caso di elevata presenza di infezioni riscontrate nella precedente campagna olivicola, interventi nei seguenti periodi:

  • prefioritura (maggio);
  • post allegagione (giugno);
  • accrescimento drupe (luglio);
  • pre-invaiatura-maturazione (settembre-ottobre).

Nei casi in cui le infezioni sono state di lieve entità e in relazione alle condizioni climatiche favorevoli potrebbe essere sufficiente intervenire nei periodi di:

  • post allegagione (giugno);
  • accrescimento drupe (luglio);
  • pre-invaiatura-maturazione (settembre-ottobre).

Al fine di migliorare le condizioni fitosanitarie dell’oliveto e di rendere maggiormente efficace l’azione delle sostanze attive utilizzate, è necessario integrare ai trattamenti chimici le pratiche agronomiche su descritte. Ulteriore contributo alla riduzione delle infezioni può essere garantito dal controllo di altri parassiti dell’olivo, come la “mosca delle olive”, che con le sue punture di ovideposizione determina ferite sull’epidermide delle drupe, consentendo la penetrazione di spore del fungo e con conseguente sviluppo della malattia.

Dr. Antonio Guario (Dirigente dell’Osservatorio Fitosanitario Regione Puglia)


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