APOL

A.P.OL.

SOCIETÀ COOPERATIVA - LECCE

Reg.CE n. 867/08 mod. dal Reg. UE n. 1220/11 - ANNUALITA’ 2012/2013

BOLLETTINO INFORMATIVO N. 1 - Gennaio 2013

SOMMARIO

  1. Le attività divulgative e formative di APOL nel mese di gennaio
  2. La potatura dell’olivo
  3. Valorizzazione degli scarti di potatura a scopo energetico
  4. Operazione etichette supertrasparenti
  5. L'analisi del Dna per riconoscere l’origine dell'olio d’oliva

1. Attività divulgative e formative a favore delle aziende associate APOL

Prosegue anche a gennaio il programma di attività divulgative e formative del progetto APOL per il miglioramento della qualità dell’olio e delle olive da tavola.

Gli incontri in programma costituiscono l’occasione per divulgare altri contenuti chiave del disciplinare di produzione integrata che APOL ha adottato con la Misura 2b. A Borgagne sarà effettuata una prova dimostrativa finalizzata ad approfondire l’importanza della taratura delle macchine nella corretta distribuzione degli agrofarmaci. Nella circostanza saranno resi noti accorgimenti e procedure per ridurre al minimo gli impatti sull’ambiente derivanti dall’uso di agrofarmaci negli oliveti. Gli incontri di Galatone ed Ugento avranno come argomento gli effetti degli induttori di resistenza (Kendal) per rallentare la diffusione di alcuni dei patogeni più pericolosi dell’olivo. A Surano, infine, ci sarà una dimostrazione su come va prelevato correttamente il campione di terreno da sottoporre ad analisi.

Tutte le manifestazioni avranno un approccio operativo e saranno condotte con il modello del confronto tra procedure messe in atto ed esperienze realizzate dalle aziende coinvolte.

    I calendario degli incontri è il seguente:
  • Lunedì 14 gennaio ore 15,00, Borgagne - Azienda Accogli Benedetto via S. Andrea;
    Olivicoltura integrata: La taratura delle macchine nella corretta distribuzione degli agrofarmaci”; tecnici relatori Dott. Agr. L. Cazzatello, Dott. F. De Blasi - tecnici Apol;
  • Martedì 15 gennaio ore 15,00, Surano – Azienda Agricola “Galati” – Piazza Municipio;
    Olivicoltura integrata: Modalità e tipologie di prelevamento del campione di suolo da sottoporre ad analisi”; relatori Dott. Agr. G. Muia, Dott. Agr. A. Giannone - tecnici Apol;
  • Mercoledì 16 gennaio ore 15,00, Galatone – Oleificio “Galatea”, via per Galatina;
    Olivicoltura integrata – L'utilizzo di induttori di resistenza (Kendal) per rallentare il diffondere di patogeni”; relatori Dott. Agr. Luigi Cazzatello, Dott. Francesco De Blasi tecnici Apol;
  • Giovedì 17 gennaio ore 15,00, Ugento - Oleificio Labbate, via Taurisano;
    Olivicoltura integrata – L'utilizzo di induttori di resistenza (Kendal) per rallentare il diffondere di patogeni”; relatori Dott. Agr. G. Muia, Dott. Agr. A. Giannone - tecnici Apol.

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2. La potatura dell’olivo

La pratica della potatura costituisce uno degli aspetti della coltivazione dell’olivo che più interessa ed appassiona gli olivicoltori. Spesso si assiste, infatti, ad un rapporto diretto, fisico, tra l’uomo e la pianta, qualcosa che travalica il semplice fine produttivo per sconfinare quasi in una forma d’arte che trae origine dalle radici stesse della tradizione popolare contadina.

Visitando un’azienda olivicola e parlando di potatura, si scopre che ognuno ha una sua personale soluzione su come e quando effettuare i tagli, fino ad attribuire alla potatura un’importanza ampiamente preponderante sugli altri fattori colturali, peraltro invece non secondari.

Eppure le leggi di mercato e la necessità di fare reddito impongono anche in questo campo una riflessione su come affrontare questa pratica, riflessione spesso necessaria anche per la progressiva diminuzione di manodopera specializzata, i famosi “rimondatori” e per uniformarsi agli obblighi di legge in materia di sicurezza.

Ecco quindi il motivo per cui APOL ha deciso di dedicare a questo tema un ampio spazio nel suo bollettino. Per comodità espositiva, l’argomento è stato suddiviso in differenti sezioni, ciascuna delle quali tenta di rispondere a precise domande che il moderno olivicoltore si pone ogniqualvolta volge lo sguardo alle sue piante.

Si potrebbe evitare la potatura?

L’olivo è un albero da frutto.
Questa affermazione può sembrare un po’ retorica e forse lo è ai giorni nostri, ma quando l’organizzazione del lavoro in campagna era prevalentemente fondata sull’autonomia del podere, l’olivo non era concepito solo come una pianta coltivata per i suoi frutti. Maggiori erano gli utilizzi (legno con varie destinazioni, olive, ecc.), più complessi erano i criteri di gestione che, di fatto, si strutturavano secondo logiche di massimo sfruttamento della pianta, potatura compresa.

L’olivo era quindi inserito in un contesto di vita rurale e faceva parte di un “sistema agricolo” impostato sul massimo utilizzo delle potenzialità produttive. Un contesto che comunque risultava molto meno depauperante dell’ambiente rispetto a quello di oggi, grazie alla ricchezza di variabili produttive (la monocoltura era poco diffusa) e all’abbondanza di apporti nutrizionali organici.

In un’ottica di olivicoltura moderna, il presupposto di partenza è che le piante si potano per adattarle alle nostre esigenze operative e produttive. Oggi l’olivo deve essere potato esclusivamente perché serve a fornire i frutti da cui si estrae l’olio e quindi la scelta tecnica deve mirare ad ottenere il massimo rendimento quantitativo e soprattutto a minimizzare la variazione produttiva tra gli anni.

Questo è l’obiettivo per cui l’olivo deve essere potato, questo deve essere il presupposto che guida l’olivicoltore nelle scelte tecniche per i nuovi impianti, questo è quanto deve essere perseguito per raggiungere anche una convenienza economica, questo è quanto tutti sanno ma, purtroppo, pochi riescono ad applicare!

Alcune informazioni sulla morfologia e biologia della pianta d’olivo

L’olivo ha portamento basitono, con tale termine si intende la tendenza dei rami inseriti nella parte prossimale dell’asse a crescere e svilupparsi più di quelli che hanno origine nella parte distale del ramo stesso. Se lo si lascia crescere e sviluppare naturalmente assume un aspetto cespuglioso - globoide e con il tempo la vegetazione e la fruttificazione si spostano sempre più verso l’esterno della chioma.

La fruttificazione avviene normalmente sui rametti dell’anno e più raramente su quelli di due anni, questa cognizione della pianta è alla base di una corretta potatura di produzione.

Ogni anno la pianta produce rami di prolungamento, penduli e obliqui, polloni e succhioni, su queste nuove cacciate si devono fare delle scelte durante la potatura per predisporre la sostituzione delle branche e dei rametti esauriti.

I polloni sono rami vigorosi che si sviluppano dalla ceppaia e lungo il tronco, sono caratterizzati da una eccessiva fase giovanile e sono assolutamente sterili, mentre i succhioni sono rami vigorosi che insorgono a livello delle branche principali o nella parte medio-alta del tronco, generalmente sterili, ma in relazione alla cultivar possono anche fiorire e fruttificare nell’anno successivo alla loro formazione. Entrambi questi tipi di ramo sono indici di elevata attività vegetativa e di squilibrio vegeto-produttivo per cui prima di eliminarli con la potatura, bisogna interrogarsi sulla causa di tale abbondanza. Per esempio, di solito la presenza dei succhioni è dovuta a severe potature e ad eccessive concimazioni o irrigazioni.

Alla vegetazione dell’anno appartengono anche germogli destinati a formare i cosiddetti rami a frutto nell’anno seguente la loro formazione. Sono caratterizzati da dimensioni medie e da portamento assurgente, hanno carattere produttivo perchè destinati a fiorire e fruttificare.

Obiettivi minimi della potatura

La potatura dell’olivo deve essere fatta per rinnovare i rami produttivi, eliminare il legno secco o danneggiato, favorire la penetrazione della luce e dell’aria, sostenere la crescita vegetativa e contenere le dimensioni dell’albero. Inoltre la potatura delle piante adulte deve servire a prevenire un precoce invecchiamento vegetativo dell’albero, diminuire l’alternanza di produzione ed evitare o contenere malattie dovute a parassiti.

Principi guida di potatura

Visto la vasta gamma di variabili in gioco, è chiaro che non può esistere un metodo unico di potatura per tutte le situazioni che si possono presentare in campo.
Nonostante la variabilità di risposte dell’albero agli interventi di potatura è possibile però, individuare alcune linee guida di cui tenere conto per l’esecuzione della potatura valide nella maggior parte delle circostanze. Questi i principi base da non dimenticare mai:
  • la potatura deve essere adeguata all’età della pianta;
  • nell’oliveto non tutti gli alberi devono essere potati ogni anno;
  • si devono eseguire i tagli grossi prima di quelli piccoli e si deve procedere dall’alto verso il basso;
  • la potatura dovrebbe essere la più rapida e semplice possibile;
  • la differente vigoria tra le diverse branche deve essere adeguatamente corretta;
  • i tagli che possono essere rimandati all’anno successivo devono essere rinviati.
Si deve inoltre, tenere conto che l’intensità di potatura deve aumentare con l’età della pianta e che le piante giovani vanno potate poco. Il taglio più frequente che bisogna praticare è quello di eliminazione che consiste nell’asportazione di interi rami o branche.

La spollonatura dal pedale dell’albero e il taglio di ritorno, che riduce la lunghezza delle branche nonché il volume complessivo della chioma, sono operazioni da fare con oculatezza e con una certa frequenza. Polloni, succhioni e rami che attraversano la chioma da una parte all’altra devono essere eliminati con tagli alla base. A questo proposito è bene ricordare che i succhioni si formano a causa di una condizione di forte squilibrio tra la “forza” dell’apparato radicale e la quantità di foglie e rami che si lasciano dopo la potatura e che quindi dovrà essere stimolato il loro sviluppo soltanto nel caso di un programma di ristrutturazione con il quale si vuole abbassare l’altezza delle piante sfruttando anche la crescita di questi rami.

In generale, la scelta del periodo bisogna legarla ai rischi di ritorno di freddo o a caldi eccessivi. Nei nostri ambienti il periodo ottimale va da dicembre a marzo. I tagli devono essere effettuati in modo netto. Un taglio corretto deve avere la superficie di taglio inclinata e liscia, in modo da far scorrere via l’acqua piovana con minor rischio di insorgenza di marciumi o carie del legno. Tutti gli attrezzi devono essere mantenuti con lame pulite e ben affilate ed è buona norma ripulire frequentemente la superficie di taglio ed eventualmente provvedere ad una loro disinfezione con ipoclorito di sodio (la comune varechina), o alcol etilico al 70%. Di solito dopo la potatura si consiglia di procedere ad un trattamento con prodotti a base di rame allo scopo di disinfettare i tagli e di ridurre la probabilità di infezioni dei tipici parassiti da ferita.

Fonte: Elaborazione APOL da AA.VV


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3. Valorizzazione degli scarti di potatura a scopi energetici

La valorizzazione dei sottoprodotti della filiera olivicola (scarti di potatura, sansa ed acque di vegetazione) rappresenta un’opportunità per le aziende agricole e può contribuire alla riduzione dei costi di gestione o addirittura dare la possibilità di diversificare il reddito.

La forte concentrazione di oliveti sul territorio salentino e la possibilità di disporre di ingenti quantità di biomassa derivante dalla potatura, ha stimolato anche nel Salento la creazione di nuove filiere agro energetiche in grado di valorizzare tale risorsa.

Per quanto concerne la fase agricola, i sottoprodotti della filiera olivicola-olearia sono costituiti essenzialmente dai residui di potatura e svellimento degli alberi di olivo. In media, da una pianta di olivo adulto, vengono asportati da 10 a 150 Kg di ramaglia all’anno a seconda della struttura e dimensione degli alberi.

La quantità di sottoprodotto effettivamente disponibile per usi energetici è condizionata, però, sia da fattori operativi, come modalità e tempi di recupero, sia dalla quantità di sottoprodotto impiegata per usi diversi.

Nella quasi totalità dei casi, contestualmente alla potatura, viene effettuata una selezione del materiale, con la separazione dei rami con diametro maggiore di qualche centimetro, che vengono utilizzati come legna da ardere poiché spuntano prezzi di vendita interessanti (150-200 €/t). La restante porzione, costituita per lo più da frasca, viene generalmente accumulata manualmente o meccanicamente, in spazi isolati o ai margini del campo, e bruciata. Tale abitudine oltre a contravvenire alla normativa, costituisce un costo aggiuntivo per l’olivicoltore.

La forte concentrazione di residui colturali nel territorio salentino che subiscono il processo di combustione in campo, ha rilevanti riflessi sulla qualità dell’aria. La produzione di polveri sottili derivanti da tale pratica nel territorio salentino assume in alcuni periodi dell’anno forte criticità determinando situazioni di pericolosità per la popolazione.

Il problema può essere risolto mediante un utilizzo più razionale e redditizio degli scarti di potatura mediante il loro successivo impiego nelle centrali di produzione di energia, che cominciano ad affermarsi anche nel nostro territorio. L’energia prodotta da questi impianti è ritenuta pulita ed ecosostenibile e a bilancio finale di CO2 pari a zero.


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4. Operazione etichette supertrasparenti

Scatta per l'olio vergine d'oliva l'operazione trasparenza. La Commissione Agricoltura della Camera ha approvato in via definitiva (in sede legislativa) le nuove norme sulla qualità e trasparenza della filiera made in Italy. Maglie più strette poi contro le frodi e gli illeciti.

Tra le principali novità l'obbligo di adottare per le indicazioni in etichetta caratteri più leggibili per agevolare così gli acquisti dei consumatori. Stop alle informazioni che evocano zone di origine non corrispondenti a quelle effettive oppure le omissioni che possono ingenerare false convinzioni circa l'origine delle olive. E ancora non possono essere registrati come marchi di impresa segni che possono ingannare i consumatori sulla provenienza geografica delle materie prime degli oli vergini. L'uso illecito di marchio comporterà sanzioni penali. Viene poi definita la «vita» della bottiglia: per mantenere le proprietà specifiche il termine non potrà superare i 18 mesi dall'imbottigliamento.

Giro di vite anche nella commercializzazione. Nei pubblici esercizi non si potrà più proporre l'olio in contenitori privi del dispositivo di chiusura e dell'etichetta con l'indicazione dell'origine e del lotto di appartenenza. E per chi non rispetta le regole sono previste multe fino a 8mila euro e la confisca del prodotto.

La nuova legge alza anche barriere all'import per evitare così le frodi connesse al regime agevolato di importazioni dall'esterno dell'Unione Europea. Cadono anche i «segreti» sull'origine: gli uffici della sanità transfrontaliera dovranno infatti fornire tutte le informazioni su oli extravergini e olive agli organi di controllo e alle amministrazioni interessate, anche creando delle connessioni con sistemi informativi e banche dati di altre autorità pubbliche.

Sarà messo poi un freno alle vendite sottocosto. I supersconti infatti saranno consentiti una sola volta l'anno e le aziende commerciali entro i 20 giorni dall'inizio dovranno darne comunicazione al comune dove opera l'esercizio. Se poi la catena detiene più del 10% della superficie di vendita della provincia scatta il divieto. E infine chi è stato condannato per reati di avvelenamento, contraffazione e adulterazione nel settore degli oli non potrà più accedere a contributi, finanziamenti e mutui agevolati erogati dallo Stato e dalla UE.

Fonte: Il Sole 24 Ore


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5. Con l'analisi del Dna l'olio non ha più segreti

Stop alle contraffazioni dell’origine dell’olio con nuovi metodi di analisi messi a punto da Università e CNR di Perugia in un progetto Unaprol cofinanziato dal Mipaaf.

Rispetto al totale della produzione mondiale di grassi, tutto l’olio di oliva prodotto nel mondo rappresenta appena il 2% contro il 31% dell’olio di palma, il 29% di quello di soja, il 15% di colza e l’8% di girasole. Sono i numeri che spiegano la fragilità di un comparto, quello dell’olio di oliva, che tenta di liberarsi dall’omologazione dei sapori e di differenziarsi sul mercato con la sua identità intesa come legame con il territorio.

Una mano in tale direzione giunge ora anche dal mondo della ricerca. Un gruppo di ricercatori coordinati dal professor Maurizio Servili, Luciano Cruciani dell’università di Perugia e Luciana Baldoni del CNR hanno testato nuovi metodi di analisi per distinguere l’origine e le diverse varietà (cultivar), presenti negli oli extra vergine di oliva. In pratica hanno affiancato la rintracciabilità dei documenti, a quella di alcuni macro e micro-componenti contenuti nell’olio extra vergine di oliva che permettono di stabilire l’origine genetica e geografica degli oli di oliva.

Dall’analisi di tali composti, sviluppata su un numero rilevante di campioni di sicura origine nazionale, è stato elaborato un modello statistico in grado di validare con buona approssimazione la provenienza nazionale dell’olio.

La ricerca ha permesso di sviluppare un metodo di analisi molecolare dell’olio basato sull’impiego di marcatori Dna. Attraverso questa procedura si è in grado di distinguere varietà di olivo non italiane provenienti da Paesi dai quali vengono importate grandi quantità di olio. Il metodo è stato applicato su diversi campioni di origine italiana consentendo di accertare l’assenza di contaminazione con varietà provenienti da Spagna Grecia e Tunisia.

Il progetto ha permesso di implementare un sistema di gestione (GIS) in grado di fornire in tempo reale, in risposta ad una interrogazione con un campione incognito, la rispondenza con diversi gradi di attendibilità - sulla provenienza del prodotto.

Fonte: Unaprol - Consorzio Olivicolo Italiano


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