APOL

A.P.OL.

SOCIETÀ COOPERATIVA - LECCE

Reg.CE n. 867/08 mod. dal Reg. UE n. 1220/11 - ANNUALITA’ 2014/2015

BOLLETTINO INFORMATIVO N. 6 - Giugno 2014

SOMMARIO

  1. Il controllo della tignola delle olive
  2. Le sostanze naturali che colorano l’olio extravergine
  3. Il diabete si combatte con l’extravergine

1.Il controllo della tignola delle olive (Prays oleae) con i criteri di difesa integrata

Ordine: Lepidoptera; Famiglia: Yponomeutidae; Nome scientifico: Prays oleae Bern.
L’adulto di P. oleae è una farfalla con livrea giallo argentea con macchie nerastre sulle ali. L’uovo è di forma ovale, lenticolare. La larva a completo sviluppo è generalmente di colore bruno verdastro chiaro o nocciola più o meno scuro.
Per raggiungere il completo sviluppo la larva passa per 5 stadi di sviluppo caratterizzati da dimensioni crescenti della capsula cefalica. La crisalide, di colore brunastro, ha forma sub conica con la parte anteriore arrotondata.

Il ciclo di P. oleae inizia dalle uova deposte sul calice dei bottoni fiorali da cui nascono, dopo quattro o cinque giorni, le larve della prima generazione che penetrano nei fiori dove si nutrono degli organi interni. Ogni larva è in grado di visitare 10-15 fiori legandoli con un filo di seta fino a formare un glomerulo che rende facilmente individuabili i fiori attaccati. Lo sviluppo larvale dura dai 20 ai 30 giorni, a completo sviluppo la larva si incrisalida in un bozzoletto tessuto all’interno del glomerulo o in anfratti della corteccia da cui, dopo 10-15 giorni, sfarfallano gli adulti della seconda generazione.

Le femmine di questa generazione depongono le uova sul calice di frutticini, in prossimità del peduncolo. Dopo una incubazione di 5-6 giorni nascono le larve (1) che realizzano una galleria parallela al peduncolo attraverso la quale raggiungono i cotiledoni all’interno del nocciolo (2, 3). L’incrisalidamento può avvenire sia all’interno che all’esterno del frutto (4), di solito nel terreno. A fine estate compaiono gli adulti della terza generazione. Le uova vengono deposte sulla pagina superiore delle foglie, in prossimità della nervatura centrale. Dopo alcuni giorni nascono le larve che penetrano nel tessuto fogliare all’interno del quale si sviluppano attraverso cinque stadi ciascuno dei quali causa erosioni caratteristiche. Questa generazione costituisce la forma svernante dell’insetto, l’incrisalidamento avviene nel mese di marzo.
L’entità dei danni arrecati da P. oleae presenta, nella zone di diffusione, una variabilità molto ampia. Le larve di prima generazione danneggiano le infiorescenze. La percentuale di fiori attaccati può variare da poche decine fino a valori, in casi eccezionali, anche del 90-95%. Le larve della generazione carpofaga danneggiano la drupa e ne provocano la cascola in due momenti diversi, in giugno-luglio quando penetrano all’interno del frutto e in settembre-ottobre quando escono dal frutto per incrisalidarsi. I frutti caduti nella prima fase di solito sono confusi con il diradamento naturale o con la cascola tipica dell’olivo. Anche se la percentuale di piccole olive soggette a cascola è elevata, la produzione è compensata dall’incremento ponderale in peso dei frutti rimasti e da una migliore resa in olio. Nella seconda fase cadono i frutti ormai prossimi alla maturazione. È di solito questa cascola che impressiona l’olivicoltore quando ormai non è più possibile prendere provvedimenti di difesa. Le erosioni causate sulle foglie dalle larve di terza generazione limitano l’attività fotosintetica della pianta che tuttavia non determina mai livelli di danno tali da giustificare interventi di difesa.
Le norme di Difesa Integrata promosse dall’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia per il controllo della Tignola delle olive (Prays oleae), riprese integralmente dal Disciplinare di Produzione Integrata di APOL nell’ambito della Misura 2b del Reg. CE 1220/11, prevedono i seguenti comportamenti.

Soglia di intervento (solo per la generazione carpofaga)

  • Per le olive da olio: 10 - 15% di uova e/o di larvette in fase di penetrazione nelle olivine.
  • Per le olive da tavola: 2-3%

Interventi chimici
Sulla base delle catture a mezzo di trappole a feromoni tracciare la curva di volo degli adulti della generazione antofaga che danno origine alla generazione carpofaga. Intervenire quasi alla fine della curva di volo della generazione antofaga e comunque prima dell’indurimento del nocciolo al superamento della soglia di intervento.

Principi attivi e modalità di intervento
E’ consentito l’uso del Dimetoato. Gli interventi chimici sono giustificati solo per le varietà a drupa grossa e per la sola generazione carpofaga per un max di 1 trattamento all’anno. E’ obbligatorio collocare la trappola innescata con feromoni sessuali.


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2. Le sostanze naturali che colorano l’olio

Gli oli extravergini di oliva devono la loro colorazione ai pigmenti naturali che vengono estratti dal frutto durante il processo di trasformazione. I pigmenti naturali che contribuiscono in grande o piccola parte al colore dell’olio sono i carotenoidi e le clorofille. Per quanto riguarda i carotenoidi ricordiamo di seguito le loro caratteristiche:

  • sono pigmenti che variano dal giallo al rosso-arancio con un’ampia distribuzione dai batteri alle piante superiori;
  • si trovano insieme alla clorofilla nei cloroplasti delle foglie e dei frutti e nei cromoplasti di fiori, frutti, radici e semi;
  • tendono a degradarsi durante la lavorazione e immagazzinamento degli alimenti a seguito di reazioni accelerate dalla presenza di luce, ossigeno e calore.

Vegetali verdi come broccoli, spinaci e lattuga contengono luteina (45%) quale principale pigmento naturale, beta-carotene (35-30%), violaxantina (15%), neoxantina (10%) e piccole quantità di α-carotene, beta-criptoxantina, zeaxantina e anteraxantina. I frutti e i vegetali gialli e rossi (carote, angurie, patate e pomodori) hanno una distribuzione diversa di carotenoidi caratterizzata da una alta quantità di beta -carotene che gli conferisce la tipica colorazione a maturazione completa. I pomodori e le angurie sono ricche di licopene a cui si deve la loro evidente colorazione rossa.
I frutti di colori giallo e arancio (zucche, arance e pesche) contengono principalmente esteri della xantofilla e il beta -carotene. I principali carotenoidi presenti negli oli d’oliva sono la luteina e il beta-carotene. Il contenuto totale in carotenoidi negli oli prodotti a partire dall’oliva, possono variare in un intervallo ampio che va da poco più di 1mg/kg fino 20mg/kg. Ai carotenoidi presenti negli oli sono attribuite tanto proprietà antiossidanti quanto pro-ossidanti in funzione della tipologia di matrice (ad esempio grado di insaturazione) e concentrazione dei carotenoidi nonché condizioni di conservazione del prodotto. Tuttavia, i bassi contenuti naturali di carotenoidi negli oli d’oliva ne limitano fortemente le proprietà favorenti l’ossidazione.

Nei Paesi sviluppati, l’80-90% dell’assorbimento di carotenoidi deriva dal consumo di frutta e verdura. La biodisponibilità dei carotenoidi è influenzata anche dalla matrice alimentare: i carotenoidi della frutta sembrano essere più facilmente assimilabili di quelli che si trovano nella verdura dove spesso si trovano legati alle proteine. Inoltre, essendo liposolubili, la biodisponibilità dei carotenoidi aumenta nelle preparazioni che prevedono l’uso di grassi alimentari mentre tende a diminuire in alimenti ricchi di fibra solubile. Alla luce di ciò, si stima che sia necessario consumare almeno 5 g di grasso per pasto per facilitare l’adsorbimento dei carotenoidi. È chiaro, quindi, che nelle preparazioni alimentari l’utilizzo di oli extravergini che contengono già una certa quantità di carotenoidi dispersi nella matrice, così come l’utilizzo nelle preparazioni alimentari assieme ad alimenti che ne sono ricchi (ad esempio pomodori o carote), consente di aumentare l’assorbimento di questi pigmenti naturali.

Proprietà
Per quanto riguarda le proprietà salutistiche attribuite ai carotenoidi va ricordato che:

  • il beta-carotene è in grado di ridurre i danni ossidativi associati agli eritemi, alla fotodermatosi e ai tumori della pelle;
  • la luteina e la zeaxantina, che sono presenti all’interno dell’intera retina e della macula, sono importanti nutrienti protettori degli occhi e prevengono la cataratta e la degenerazione maculare associata all’invecchiamento;
  • per quanto riguarda la prevenzione delle malattie cardiovascolari il licopene molto abbondante nel pomodoro è in grado di ridurre la perossidazione lipidica nell’LDL (anche detto “colesterolo cattivo”) che è coinvolto nello sviluppo di aterosclerosi;
  • la vitamina A (retinolo) è essenziale per la visione, la riproduzione, la crescita, la funzione immunitaria e la salute generale delle persone.

Circa il 10% dei carotenoidi con almeno un anello di tipo “beta” senza gruppo funzionale ossigenato con una catena poliene contenente almeno 11 atomi di carbonio mostra attività di provitamina A. Il betacarotene ha la migliore attività di provitamina A, producendo due molecole che vengono poi ridotti in retinolo, ed è seguito dall’alfa-carotene e da alcune xantofille. Secondo studi recenti 21 mg di beta-carotene hanno la stessa attività della vitamina A di 1 mg di retinale determinando un minor fabbisogno di vitamina A rispetto alle quantità raccomandate.

La clorofilla
Per quanto riguarda le clorofilla, tra le principali caratteristiche va menzionato che:

  • come i carotenoidi è un pigmento naturale liposolubile;
  • ha una colorazione tendente al verde;
  • le clorofille a e b predominano nelle piante superiori, mentre la clorofilla c, d, ed e sono presenti in varie alghe fotosintetiche (alghe di colore marrone, rosso e giallo-verde).

Il contenuto di clorofilla nella frutta e verdura dipende da diversi fattori, tra cui le specie, le condizioni agroambientali, i trattamenti pre e post-raccolta nonché il tipo e il grado di processo di trasformazione. Infatti, le clorofille sono relativamente instabili in quanto facilmente ossidabili e sono convertite in numerosi derivati che sono responsabili della colorazione gialla dei prodotti trasformati.

I prodotti vegetali comunemente consumati contengono una concentrazione di clorofilla fino a 5 volte superiore rispetto carotenoidi. In alcune specie le clorofille possono superare i 1000 mg per kg di peso fresco. Le clorofille alimentari comprendono un gran numero di derivati caratterizzati da differenze strutturali che influenzano il colore, il valore commerciale e le proprietà nutritive dei prodotti alimentari. Rispetto ad altri pigmenti alimentari il consumo di clorofilla è davvero significativo se si considera la sua abbondanza naturale nella frutta e nella verdura. Nei Paesi mediterranei una buona fonte di clorofille è anche l’olio prodotto dalle olive anche se il suo contenuto può variare in un ampio intervallo in quanto influenzato da fattori di diversa natura (tanto agronomici quanto tecnologici di processo). Nella cultura orientale asiatica le alghe marine sono importanti fonti di clorofilla: rappresentano, ad esempio, oltre il 10%della dieta giapponese con un consumo medio di 1,4 kg per persona all’anno. Per quanto riguarda le proprietà delle clorofille è noto che sono pro-ossidanti in grado di promuovere l’ossidazione dei grassi e oli in presenza di luce. Tuttavia è importante sottolineare che al buio hanno un’azione opposta come antiossidanti (donatori di elettroni ai radicali liberi e radicali perossidici). L’attività antiossidante delle clorofille è diversa in funzione della diversa struttura molecolare e segue il seguente ordine: feoforbide b › feofitina b › feoforbide a › feofitina a › clorofilla a.
Fonte: Olivo e olio; 3-2014

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3. Il diabete si combatte con l’extravergine

Ogni giorno sono sempre di più le evidenze e le prove scientifiche che dimostrano i benefici che la dieta mediterranea è in grado di apportare alla salute, soprattutto se vi si include il consumo quotidiano di olio extravergine di oliva. I ricercatori dello studio Predimed, coordinati dal professor Miguel Ángel Martínez-González dell’Università di Navarra, hanno dimostrato che agli effetti positivi della dieta mediterranea sulla prevenzione di infarto e trombosi cerebrale, già emersi in una ricerca precedente, va aggiunta anche la capacità di prevenire il diabete di tipo 2.

I risultati relativi al diabete, pubblicati sulla rivista Annals of Internal Medicine, emergono da uno studio condotto su persone, uomini e donne dai 55 agli 80 anni, ad alto rischio cardiovascolare ma non affetti da diabete. L’Università di Navarra riporta gli esiti dell’esperimento, a cui ha partecipato anche l’Università Rovina i Virgili di Reus, in un comunicato in cui si legge che l’adozione di un modello alimentare conforme alla dieta mediterranea è in grado di ridurre del 30% il rischio di sviluppare il diabete. Tale riduzione del rischio si è potuta osservare mettendo a confronto i due gruppi, a cui era stata assegnata la dieta mediterranea, con il gruppo di controllo, a cui era stata invece prescritta una dieta a basso contenuto di grassi. Ai partecipanti erano stati assegnati, con criterio casuale, tre diversi tipi di alimentazione:

    • dieta mediterranea integrata con olio extravergine di oliva;
    • dieta mediterranea integrata con frutta secca;
    • dieta di controllo a basso tenore di grassi.

Il programma, che prevedeva inoltre colloqui individuali col dietologo a cadenza trimestrale, oltre a incontri di gruppo, anch’essi trimestrali, è stato portato avanti in media per oltre 4 anni, senza l’utilizzo di diete ipocaloriche e senza la prescrizione di alcun esercizio fisico. Mentre il gruppo che assumeva frutta secca ha registrato una riduzione di rischio del 18%, il gruppo che assumeva olio di oliva ha conseguito una riduzione maggiore, statisticamente significativa, del 40%. “Sapevamo già – ha spiegato Martínez- González - che la prevenzione del diabete si poteva effettuare con programmi per la perdita di peso e l’esercizio fisico, ma questa è la prima volta che tramite uno studio clinico randomizzato si dimostra che questo risultato si può ottenere con il solo cambiamento del modello alimentare, senza introdurre una riduzione delle calorie né obiettivi di perdita di peso o esercizio fisico”.
Fonte: Olivo e olio; 3-2014


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